GLI ANNI NOVANTA di Luca Dal Monte
Gli anni Novanta in Formula 1 si aprono e si chiudono nel segno della McLaren, anche se di fatto la McLaren del 1990 e 1991 e quella del 1998 e 1999 sono due squadre profondamente diverse. In mezzo c’è tanta Williams e ci sono due stagioni di Benetton. La grande assente è la protagonista sempre annunciata, ma mai presente, la Ferrari, che solo a fine decennio tornerà a vincere un titolo – anche se dovrà per modo di dire accontentarsi del titolo Costruttori.
Ayrton Senna è il primo campione del mondo del nuovo decennio. Il secondo titolo personale arriva sulla scia di roventi polemiche. Il duello con Alain Prost, che nel frattempo ha lasciato la McLaren e si è accasato alla Ferrari, continua. Più caldo di prima. Più arroventato che mai. La stagione 1990 vive sulla loro rivalità. La Ferrari 641 e la McLaren MP4/5B motorizzata Honda si equivalgono. I piloti sono in uno stato di forma eccezionale. Quando arrivano in Giappone per il penultimo atto, Senna ha vinto sei gare, Prost cinque. Il titolo è a portata di entrambi. Ma il ferrarista è in svantaggio e deve recuperare. Al via il brasiliano urta il francese. La gara finisce qui per tutti e due. Senna è campione del mondo. Ma quella sera sono in tanti a pensare che la Formula 1 quel pomeriggio non ha vissuto la sua giornata più bella.
Senna è campione del mondo anche l’anno successivo. Questa volta in scioltezza. La McLaren vola, la Ferrari arranca. Prost litiga con la squadra. La stagione del francese non decolla. Con la sua MP4/6, Senna invece vince sette gran premi, i primi cinque dell’anno consecutivi. La lotta è solo per il titolo di vice campione. La spunta l’inglese Nigel Mansell sul compagno di squadra Riccardo Patrese. La loro Williams FW14 è un gioiello. In due si spartiscono sette vittorie.
Mansell corona le proprie ambizioni mondiali la stagione successiva. La sua Williams FW14B motorizzata Renault, evoluzione della monoposto dell’anno precedente, è velocissima e super affidabile. L’inglese vince nove della sedici gare in calendario. Come Senna la stagione precedente, i primi cinque successi sono consecutivi. Vice campione del mondo è il compagno di squadra Patrese. Terzo nel mondiale è un giovane tedesco che ha debuttato l’anno precedente e sta crescendo in fretta. Il nome è naturalmente Michael Schumacher ed è alla guida della Benetton-Ford B192. Senna è solo quarto. Prost ha preferito stare a guardare e tornerà l’anno prossimo.
Nel 1993 Prost conquista il quarto titolo mondiale. La sua Williams-Renault FW15C è inavvicinabile per la concorrenza. Eppure, nella prima parte della stagione, al volante di una McLaren MP4/8 certamente non irresistibile, Senna gli dà del filo da torcere. La classe, come sappiamo, non è acqua. Ma alla fine non c’è nulla da fare anche se è il brasiliano a cogliere il successo nelle due ultime gare stagionali.
Il dominio Williams si interrompe nel 1994. Cambiano le regole, ma soprattutto scompare Senna. Viene meno un grande campione e viene a mancare quello che sarebbe stato il successivo duello al fulmicotone in Formula 1, quello tra Senna e Schumacher. Non sapremo mai. Il tedesco vince il suo primo titolo mondiale ai danni di Damon Hill e di una Williams orfana di Ayrton. Nonostante non si siano più né Senna né Prost, anche questa stagione si conclude con uno scontro e un mare di polemiche. Ad avere la peggio è l’inglese, che perde il titolo per un punto. Il tedesco si ripete nella stagione successiva. Questa volta il duello con Hill è solo virtuale. Al volante della Benetton-Renault B195, Michael è imprendibile – nove le vittorie, quattro le pole position, otto i giri più veloci in gara. Poi Schumacher stacca la spina e si trasferisce a Maranello. Vuole vincere il titolo con la Ferrari, che non riesce a farlo suo dall’ormai lontano 1979. Non sarà così semplice. Le successive due stagioni sono per certi versi un tuffo nel passato della Formula 1. Il 1996 laurea campione Damon Hill, figlio del due volte campione Graham. Nel 1997 il titolo viene conquistato da Jacques Villeneuve, il figlio di Gilles. Comune denominatore à la monoposto che guidano, la Williams con motorizzazione Renault – nel caso di Damon la FW18, in quello di Jacques la FW19. Nelle sue prime due stagioni a Maranello, Schumacher fa bene, ma la vettura ancora non è alla sua altezza. Con la Ferrari F310, nel ’96 Michael vince tre gare. Al volante della F310 B, nel ’97 ne vince cinque, contro le sette di Villeneuve. All’ultima gara, il discorso per il titolo non è ancora chiuso. Schumacher è in testa, Villeneuve rinviene alle sue spalle. La Ferrari del tedesco urta la Williams del canadese. Michael ha la peggio e deve ritritarsi. Ma questo è nulla di fronte alle polemiche che si innescano. Viene squalificato dal Mondiale. Mantiene i risultati acquisiti in pista, ma gli vengono azzerati i punti. Tutto rimandato al 1998, dunque.
La Ferrari F300 è competitiva. Schumacher pare non essere stato scalfito dalle polemiche. Non troppo, almeno. Vince sei gare, ma alla fine nulla può contro la McLaren-Mercedes MP4/13 di Mika Hakkinen, che diventa campione del mondo. L’anno buono potrebbe essere quello successivo. Ma dopo una brillante prima parte di stagione, a Silverstone Schumacher ha un incidente, si fa male ed è costretto a saltare troppe gare per poter puntare al titolo. Campione del mondo nel 1999 è ancora una volta Hakkinen. Al volante della sua McLaren-Mercedes MP4/14 vince cinque gran premi e stabilisce undici pole position. Il ferrarista Eddie Irvine è vice campione. La Ferrari si consola con il titolo mondiale Costruttori, il primo dopo i due consecutivi del 1982 e 1983.