Ferrari 312 F1 (1969)

Ferrari 312 F1 (1969)

di Luca Dal Monte

Nell’ultima stagione in cui la 312 F1 viene impiegata, la potenza del 12 cilindri sale a 436 CV. L’altra novità di rilievo riguarda l’alettone posteriore introdotto l’anno precedente e che ora, dopo varie sperimentazioni, ma soprattutto dopo le tragedie sfiorate nel Gran Premio di Spagna dalle due Lotus di Graham Hill e Jochen Rindt, viene ridotto drasticamente di dimensione e fissato alla vettura.

Ma alla quarta stagione di vita, la 312 F1 è ormai al limite delle sue potenzialità e non sarà mai veramente competitiva. La stagione 1969 è in effetti un lungo calvario. Delle quattro in cui gareggia, è quella in cui la 312 F1 ottiene i risultati peggiori. Un solo podio, sette punti in totale, nessuna pole position, nessun giro più veloce in gara. Due soli i telai costruiti quest’anno. Erano stati tre nel 1966, quattro nel 1967, tre nel 1968.

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Piloti:

Chris Amon: Promosso al ruolo di prima guida, nel 1969 il pilota neozelandese è bersagliato dalla sfortuna e inanella una serie di ritiri uno in fila all’altro e sempre per la fragilità della monoposto che ha tra le mani. L’unico risultato positivo della stagione è il terzo gradino del podio a Zandvoort. A metà stagione, dopo l’ennesimo ritiro a Silverstone, decide polemicamente di non scendere più in pista con la Ferrari, che abbandona alla fine dell’anno.

Pedro Rodriguez: Il secondo dei fratelli Rodriguez guida la 312 F1 nella seconda parte della stagione 1969. Viene schierato direttamente dalla Scuderia Ferrari nei Gran Premi di Gran Bretagna e Italia, e dal North American Racing Team di Luigi Chinetti nelle ultime tre prove in Canada, Stati Uniti e Messico. Questo per ragioni di budget, sempre presenti nella Ferrari di quegli anni. Nonostante gli ormai grossi limiti della monoposto, Pedro si classifica al sesto posto a Monza e al quinto a Watkins Glen.

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