Ferrari 256

Ferrari 256

di Luca Dal Monte

È l’evoluzione della monoposto 246 campione del mondo nel 1958. Ma nel 1960 è una vettura sorpassata. Sulla scia della rivoluzionaria Cooper T51 le squadre di Formula 1 stanno iniziando a posizionare il motore centralmente, alle spalle del pilota. Non la Ferrari. Enzo Ferrari è un tradizionalista e soprattutto, prima di spendere del denaro per soluzioni che potrebbero essere effimere, vuole essere sicuro del passo che deve compiere. La stagione 1960 e la poca competitività del modello 256 gli daranno la conferma che cercava.

L’architettura è la medesima della 246. La carrozzeria è resa più aerodinamica rispetto al modello precedente dalla sapiente opera di Medardo Fantuzzi. La novità maggiore è rappresentata dal motore, che è sempre il V6, ma con una cilindrata aumentata a 2474 cm3 per una potenza massima ora di 290 CV. Il motore è peraltro stato avanzato di 25 cm e disassato in senso opposto, cioè posizionato da sinistra a destra, per fare in modo che la trasmissione passi di lato al sedile del pilota in modo di abbassare il posto guida.

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Piloti:

Phil Hill: Il pilota americano fa quello che può alla guida di una vettura ormai obsoleta da un punto di vista tecnico. Riesce a portarla sul terzo gradino del podio a Monaco e a una vittoria nel Gran Premio d’Italia. La corsa di Monza è peraltro disertata da tutte le squadre inglesi in segno di protesta verso la decisione degli organizzatori di utilizzare anche l’anello dell’alta velocità, ritenuto troppo pericoloso per le vetture del 1960.

Wolfgang von Trips: Il 1960 di Taffy è senza acuti. La vettura naturalmente non lo aiuta ad imporsi. Andrà cinque volte a punti, ma non salirà mai sul podio.

Cliff Allison: Il pilota inglese porta la 256 a un insperato secondo posto nel Gran Premio di Argentina che apre la stagione 1960. È la sua penultima gara in Formula 1 e il miglior risultato della sua breve carriera.

Richie Ginther: È la prima stagione in Formula 1 del pilota americano. Disputa tre sole gare, ma conquista un punto a Monaco e a Zandvoort e sale sul secondo gradino del podio a Monza.

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Nuovi sono anche i freni a disco e gli ammortizzatori telescopici. Dopo le polemiche successive al gravissimo incidente nella battute finali della Mille Miglia 1957, la Ferrari ha abbandonato i pneumatici Englebert e adotta ora i Dunlop.

Al di là di un terzo posto a Monaco, l’unica giornata di gloria della Ferrari 256 è la vittoria nel Gran Premio d’Italia 1960, resa possibile dalla decisione di correre anche sull’anello dell’alta velocità per sfruttare in pieno la potenza del 6 cilindri del Cavallino.

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